Scrivi a Bruno Arrigoni

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    Maledetta censura comunista!
     
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    Se vi va, mandatemi un messaggio con la domanda che vorreste fare a bruno arrigoni (non necessariamente su cantú), le piú interessanti verrano pubblicate su dailybasket.it
     
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  5. Áyrton
     
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    Grazie per la tua disponibilità Guy!

    Io una curiosità: "Ha mai pensato seriamente di lasciare la Pall Cantù (e, eventualmente, per quale destinazione) nel recente passato (una decina d'anni)?"
     
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    CITAZIONE (Áyrton @ 7/2/2012, 20:52) 
    Grazie per la tua disponibilità Guy!

    Io una curiosità: "Ha mai pensato seriamente di lasciare la Pall Cantù (e, eventualmente, per quale destinazione) nel recente passato (una decina d'anni)?"

    Mandami un pm col tuo nome, preferisco domande "firmate"
     
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    Fra poco on line le risposte di bruno arrigoni alle vostre domande che ho selezionato!

    Non ho potuto usarle tutte, mi scuso con chi non ho potuto soddisfare la sua curiosità.
     
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    Gazzetta dello Sport, sabato 20 agosto 2011:

    "Con Bruno Arrigoni siamo arrivati per vie diverse a capire la stessa cosa: che nella configurazione con i registi stranieri avevamo fatto il massimo del massimo del massimo. Migliorare ancora era chiedere troppo, abbiamo fatto una scelta filosofica e cambiato assetto in modo sostanziale puntando su Cinciarini e l'arrivo di un signore che da sostanza a questa scelta, Basile. Giocheremo ancor più di squadra, con presenza maggiore sotto canestro. "
     
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  10. JonLajoie
     
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    Quella peró é una dichiarazione di trinchieri, che magari bruno non ricordava
     
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    Gli dai dell'arteriosclerotico?
    E' una grave offesa questa!
     
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    CITAZIONE (L€o @ 9/2/2012, 09:38) 
    Gli dai dell'arteriosclerotico?
    E' una grave offesa questa!

    Non fare troppo lo spiritoso Leo
     
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    Intervista a Bruno Arrigoni - dalla Provincia - :

    L’intervista
    a
    BRUNO ARRIGONI
    direttore sportivo della Lenovo Cantù

    «Questo basket
    io lo vedo così
    Meno big più idee»

    Bruno Arrigoni, ci aiuta a capire che
    razza di campionato sia mai questo?
    A me sembra piuttosto interessante. Contraddistinto dall’equilibrio e dall’imprevedibilità.
    Con due squadre che lo stanno però
    guidando con autorità.
    Ma partendo da presupposti diversi, anche figli delle nuove regole sugli stranieri in vigore da quest’anno.
    Entriamo nel dettaglio.
    Sassari ha scelto la formula del
    5+5, con cinque stranieri in quintetto e cinque italiani in panchina. La forza della Dinamo è che i
    ruoli sono ben definiti.
    Tutto qui?
    No, c’è dell’altro. Ad esempio, coach Sacchetti è molto bravo anche
    perché è riuscito a responsabilizzare al massimo quelli che partono da dietro.
    Quanto a Varese?
    In questo caso gli stranieri occupano quasi tutte le caselle, eccezion fatta per Polonara e, in misura minore però, per De Nicolao.
    Sassari a parte, tutte le squadre sistemate in alto alla classifica hanno
    adottato la formula del 7+5.
    Ritengo che al 5+5 abbiano fatto
    ricorso quelle che puntano a
    prendere il premio per l’utilizzo
    degli italiani, tipo Bologna. O come Caserta che però si è ritrovata cosìÒ per necessità.
    Zitta zitta, Roma è terza.
    Roma ha compiuto scelte felicissime, prendendo un rookie come
    Taylor, uno ai più sconosciuto come Lawal e un marpione come
    Jones. In più c’è Datome che tiene assieme tutto.
    Roma, in estate, aveva intanto dato
    il 100% di fiducia a Datome.
    E lui ha ricambiato aggiungendo
    almeno un 20% di interesse.
    Si parla poco di Siena.
    Di base è fortissima, con un background di esperienza, di etica del
    lavoro, di solidità e pure di continuità tecnica poiché Banchi era
    pur sempre il vice di Pianigiani.
    Eppure talvolta batte in testa.
    Ha passato tante di quelle rogne,
    soprattutto fisiche, che non è facile riuscire a sopravvivere. Ora è
    in una situazione in cui deve recuperare i giocatori infortunati,
    passare il turno in Eurolega e battersi per arrivare tra le prime
    quattro in campionato.
    Complicato.
    È attesa a uno sforzo bestiale anche perché i reduci dagli infortunio non basta restituirli al campo
    ma li devi portare al pieno della
    condizione. Meglio non scordare,
    tuttavia, che questi qui hanno comunque vinto la Coppa Italia.
    Parliamo di allenatori.
    Non so se siano i più bravi, ma i
    coach alla guida delle prime tre
    della classifica sono stati sin qui
    quelli che dall’organico a disposizione hanno tratto il meglio.
    Menzioni d’onore?
    Per Sacripanti che a Caserta sta
    facendo benissimo in una situazione di oggettiva difficoltà e per
    Menetti che sta ripagando con valore e qualità una società solida e
    organizzata come Reggio Emilia.
    Le riduzioni dei vari budget hanno
    abbassato la qualità dei roster contribuendo però a far tornare prioritaria la figura dell’allenatore.
    Vero, si sta riaffermando la sua
    centralità dopo anni in cui i tecnici erano poco considerati. Ora
    al coach si chiede un contributo
    di positività per la costruzione di
    gruppi tecnicamente non qualificatissimi.
    La situazione economica, si diceva.
    Anche nei momenti più floridi
    abbiamo assistito a società che sono comunque saltate per aria per
    aver fatto il passo più lungo della
    gamba. Ma c’era un ricambio continuo perché la ricchezza diffusa
    ti permetteva di trovare soldi in
    altre piazze.
    Ora invece...
    Ora le difficoltà sono manifeste
    per tutte ed è sempre più difficile
    trovare rimpiazzi.
    Meno giocatori di altissimo livello,
    maggior presenza di interpreti meno qualificati.
    Circostanza che ha tra l’altro portato alla sdoganamento dei procuratori, che sembravano un fenomeno carsico: apparivano e
    sparivano. Ora invece è doveroso
    si accomodino con piena legittimazione al tavolo del nostro
    sport.
    Sia più chiaro.
    Armonizzano le necessità tecniche delle società con le disponibilità dei giocatori. Un ruolo di assoluta utilità e non più come in
    passato una tassa da pagare e per
    di più pure iniqua.
    Sette partite al termine della regular
    season: che ci dobbiamo aspettare
    da Cantù?
    Di uscire bene da questo periodo
    perché tutto ciò serve per presentarsi ai playoff con quella fiducia
    e quella consapevolezza che permette ai giocatori di affrontare
    con altro spirito una lunga serie
    di partite importanti.
    L’impressione è che ora ne abbiate
    qualcuno molto in forma e qualcun
    altro in difficoltà.
    La chiave sarà saper riallineare il
    gruppo a un carico di forma medio-buono, con un alto grado di
    coinvolgimento quando i playoff
    incomberanno. ■ Fabio Cavagna
     
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